
di F.B. (aggiornato al 23 maggio 2023)
In questo post esamino rapidamente e in maniera molto semplice il problema della cybersorveglianza contro le donne in Medio Oriente, evidenziando i fattori che contribuiscono alla sua espansione, illustrando le possibili conseguenze per i diritti e la privacy e prospettando le misure più immediate e funzionali a mitigare questa dilagante piaga, gender based. I modelli patriarcali, la sorveglianza esercitata dallo Stato e l’inadeguatezza del quadro giuridico dei paesi mediorientali contribuiscono tutti insieme alla crescita esponenziale di tale fenomeno. Tutto ciò, ovviamente, impatta enormemente sui diritti delle donne di quei Paesi, sulla loro privacy, sulla libertà di espressione e sul loro genuino libero accesso in Rete. In poche parole, sulla loro vita, a trecentosessanta gradi.
Introduzione.
Se è vero che nell’era del digitale Internet è diventato uno strumento essenziale per la comunicazione, parte integrante della nostra quotidianità per la condivisione delle informazioni e l’impegno sociale, nondimeno, al maggiore affidamento reso dagli utenti alle piattaforme informatiche ha fatto seguito l’instaurarsi di nuove forme di controllo e sorveglianza, che colpiscono in misura sproporzionata le donne, soprattutto in Medio Oriente. La cybersorveglianza, ovvero il costante monitoraggio e tracciamento delle attività che gli utenti pongono in essere online, è diventata una questione di genere dai contorni particolarmente allarmanti per le donne di qull’area, dove il perdurare di norme patriarcali, il monitoraggio dei cittadini da parte dello Stato e l’inadeguatezza dei sistemi giuridici esacerbano senza ombra di dubbio il fenomeno.
Il contesto della cybersorveglianza in Medio Oriente.
Atteggiamenti patriarcali e controllo sociale.
Il Medio Oriente è un territorio fortemente caratterizzato da elementi patriarcali, che plasmano i ruoli e le aspettative di genere all’interno della società. Mentre è importante evidenziare che non tutte le società del Medio Oriente sono patriarcali e si assiste a un panorama culturale variegato all’interno di quella regione, tuttavia, in alcune società in cui il patriarcato è predominante, le donne potrebbero affrontare sfide particolari nel contesto digitale. Si tratta di una lotta che si fa via via più ardua e complessa soprattutto quando intere famiglie migrano dai quei territori con figlie adolescenti in paesi occidentali.
In particolare,all’interno di sistemi famigliari di quel tipo si mira a controllare costantemente il comportamento, la mobilità e l’espressione delle donne, in una sfera offline che ormai combacia totalmente con quella dell’online. Di conseguenza, le azioni poste in essere dalle donne on line possono essere tenute sotto controllo sia dai membri della famiglia che dagli appartenenti alla stessa comunità di riferimento: due gruppi che si servono sempre di più degli strumenti digitali per ottenere il rispetto forzato delle regole in modo da veder soddisfatte le aspettative tradizionali.
Alcuni dei modi in cui questi modelli culturali possono incidere sul controllo digitale delle donne sono:
- Le limitazioni nell’accesso alle tecnologie. In alcune società patriarcali, le donne potrebbero avere un accesso limitato alle agli strumenti digitali, come telefoni cellulari o computer. Questo può rendere difficile per loro partecipare pienamente alla vita sociale delle piattaforme e alle opportunità che queste offrono.
- Il controllo familiare. Ho già detto che le donne potrebbero essere sottoposte a un controllo stretto da parte dei membri maschili della famiglia, incluso il controllo delle loro attività online. Questo può tradursi in restrizioni nell’uso dei social media, nella comunicazione online e nell’accesso a informazioni considerate “inappropriate” o “controverse” secondo le norme e i modelli culturali locali e della loro tradizione.
- Online harassment e cyberbullismo. Le donne nel Medio Oriente possono essere soggette a molestie online, minacce e cyberbullismo. Questo può includere insulti misogini, diffamazione, pubblicazione non consensuale di immagini o informazioni personali, e altro ancora. Questo tipo di comportamento può intimidire le donne e limitarne la partecipazione attiva in Rete.
- Leggi e restrizioni governative. In alcune società, le donne possono essere soggette a leggi e restrizioni governative che limitano la loro libertà di espressione online. Alcuni governi possono imporre restrizioni sui contenuti che le donne possono pubblicare o condividere, o possono sorvegliare attentamente ciò che fanno sul Web.
Sorveglianza sponsorizzata dallo Stato e attivismo femminile.
In molti Paesi del Medio Oriente la sorveglianza governativa digitale è ampiamente diffusa. Là, le autorità impiegano massicciamente gli strumenti informatici per tenere in scacco le attività dei cittadini, reprimere il dissenso ed esercitare il potere sulla società. Le donne, soprattutto le attiviste, sono particolarmente esposte alla spionaggio da parte dello stato, a causa del ruolo politico e sociale percepito e dell’uso che fanno delle piattaforme digitali per promuovere e difendere l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne.

Quadri giuridici insufficienti.
I quadri giuridici in molti Paesi del Medio Oriente sono obsoleti e del tutto inadeguati per affrontare la questione della cybersorveglianza, in particolare per quanto riguarda la privacy e i diritti delle donne. Le leggi esistenti non proteggono a dovere le donne dalle molestie, dallo stalking o dalla sorveglianza online, lasciandole del tutto sguarnite di fronte alle violazioni della loro privacy e della loro sicurezza personale.
Conseguenze della cybersorveglianza contro le donne.
Invasione totale della privacy.
Va da sé che la cybersorveglianza contro le donne in Medio Oriente vìola innanzitutto il loro diritto alla riservatezza, poiché la loro vita è monitorata quotidianamente, senza il loro consenso e spesso senza che se ne rendano pienamente conto. L’ invasione della privacy causa una grave esposizione e compromissione delle loro informazioni personali, che possono essere sfruttate per controllarle e manipolarle ulteriormente e abusare di loro.
Soppressione totale della libertà di espressione.
Le donne del Medio Oriente che temono o sono sicure di essere sottoposte a cybersorveglianza possono decidere di autocensurarsi, evitando di esprimere le proprie opinioni e di partecipare a discussioni online per il timore di subire ritorsioni di vario tipo. La soppressione della libertà di espressione causa il soffocamento dello scambio di idee e mina grandemente la capacità delle donne di inserirsi in maniera effettiva ed efficace nella vita pubblica.
Gli ostacoli all’accesso on line e una vita non vita.
La cybersorveglianza può ostacolare l’accesso delle donne su Internet, per via delle conseguenze derivanti dal monitoraggio digitale che subiscono. Per questa ragione accedere alle svariate piattaforme d’informazione, ai servizi d’istruzione online e ai servizi essenziali, inibisce loro la possibilità di inserirsi adeguatamente e per intero nella vita sociale, economica e politica.
Patrocinio e sostegno per mitigare la cybersorveglianza contro le donne dei paesi del Medio Oriente.
È fondamentale che le organizzazioni della società civile, gli attivisti per i diritti delle donne e le organizzazioni internazionali spingano sulla tutela effettiva dei diritti digitali delle donne in Medio Oriente, incrementando l’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema della cybersurveillance, sulle sue implicazioni e conseguenze. È inoltre necessario fornire sostegno alle donne di quei territori sottoposte a cybersorveglianza, offrendo loro tutta l’assistenza legale di cui hanno bisogno e tutte le risorse indispensabili a supportarle nelle situazioni di rischio che si creano anche successivamente, prevedendo forme di protezione efficaci e immediate.
La cybersorveglianza contro le donne in Medio Oriente è dunque una questione particolarmente complessa e seria e che, come descritto sopra, affonda le proprie radici innanzitutto in diffusi, persistenti e forti modelli patriarcali combinati con forme di monitoraggio connaturate alle forme stesse di governo che detiene il potere in quelle aree geografiche e quindi con quadri giuridici del tutto carenti. Contrastare la piaga dello spionaggio digitale, in particolare di genere in Medio Oriente richiede un approccio multiforme che includa riforme legali, programmi di alfabetizzazione digitale e azioni di advocacy. Lavorando insieme, i governi, le organizzazioni della società civile e i singoli cittadini possono contribuire a mitigare gli effetti dannosi della sorveglianza informatica e a far sì che anche le donne del Medio Oriente siano garantite nell’effettività dell’esercizio dei propri diritti e libertà digitali.
Una cosa però è certa: molte donne in Medio Oriente stanno anche facendo uso delle tecnologie digitali per sfidare gli stereotipi di genere, promuovere i propri diritti e connettersi con comunità globali che condividono con loro gli stessi ideali. Nonostante le enormi e pericolose sfide che si trovano quotidianamente ad affrontare, le donne stanno resistendo, dimostrando una crescente presenza e influenza nel contesto digitale. Non c’è dubbio che questo contribuirà in maniera determinante a ridefinire quei modelli culturali dentro cui sono imbrigliate e a contrastare anche su questo piano e con successo le diseguaglianze di genere.
F.B.